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Il Lago D'Averno, a cura di Rita Giorgi |
La tradizione
Considerato fin dall’antichità sede dei Giganti, fu identificato con la dimora degli Inferi e del popolo dei Cimmerii, abitanti delle caverne, che fuggivano la luce del sole. Furono i Greci a voler riconoscere in questo luogo le descrizioni omeriche legate agli episodi di Odisseo. Si riteneva inoltre che il lago non avesse fondo. Strabone ne descrive le folte selve, che lo circondavano e le esalazioni che impedivano agli uccelli il volo sopra di esso, provocandone la morte. La stessa pretesa derivazione del toponimo Avernum dal greco aornos (senza uccelli) sembra confermata da alcuni versi di Lucrezio (De Rerum Natura). Oggi il fiato mortale dell'Averno è ormai spento e gli uccelli hanno ripreso a volare su questo specchio d'acqua, cosa che un tempo era impedita dai gas emessi dal lago. Anche le sue acque o quella dolce di sorgenti limitrofe erano considerate imbevibili perché collegate con l’infernale fiume Stige.
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